La sindrome del burnout letteralmente significa esaurimento, crollo e indica una condizione di stress, inserita in un contesto lavorativo e/o derivante da esso.
Tre sono le sue caratteristiche principali:
- esaurimento emotivo, che si caratterizza per una sensazione costante di inaridimento emotivo, perdita di forze ed energie psicologiche per far fronte alle richieste dell’ambiente lavorativo,
- la depersonalizzazione, che descrive la risposta di distacco del lavoratore nei confronti delle persone che ricevono il servizio; tanto che gli operatori mostrano livelli di freddezza e cinismo tali da dare l’impressione di non poter più considerare i pazienticome persone ma semplicemente come oggetti, numeri da gestire,
- la ridotta realizzazione professionale e personale, ovvero la sensazione di non possedere sufficienti competenze per affrontare la propria attività lavorativa.
La sindrome del burnout inizialmente venne associata alle professioni d’aiuto (soprattutto quelle sanitarie e assistenziali) per poi essere riconosciuta come la manifestazione di un disagio estendibile a qualsiasi categoria professionale.
Le cause
All’origine della sindrome del burnout sono implicati sia fattori individuali che organizzativi.
Fattori individuali: le persone rispondono differentemente alle situazioni stressanti, sulla base delle loro caratteristiche di personalità, di valori, motivazioni e stili di vita acquisiti.
Fattori organizzativi: che favoriscono lo sviluppo del burnout sono
- i ruoli lavorativi, (ossia la distribuzione dei compiti e degli impieghi che, qualora incompatibile con le capacità e i valori degli operatori, faciliterebbero in questi ultimi atteggiamenti di “ritiro”, messi in atto al fine di ridurre il loro coinvolgimento emotivo- Piko,2006)
- la struttura di potere (riguarda i processi decisionali e di controllo nell’ambito lavorativo; in particolare una struttura di tipo gerarchico può essere implicata nell’insorgenza del bornout, in quanto tende a ridurre la libertà d’ espressione degli individui e a limitare la possibilità di controllo sugli eventi lavorativi-Shirom, 2006)
- il clima relazionale dell’organizzazione (ovvero la qualità dei rapporti all’interno del gruppo dei gruppi di lavoro, che coincide sulle capacità di tollerare e affrontare il disagio derivante dalla frustrazione- Ben-Zur,2007).
Le conseguenze
A livello personale le conseguenze possono manifestarsi a più livelli:
- Cognitivo/Emotivo: distacco emotivo, trascuratezza degli affetti e delle relazioni sociali, demotivazione a lavoro, difficoltà di concentrazione, ansia, irritabilità.
- Comportamentale: aggressività, abuso di alcoole sostanze, mancanza di iniziativa, assenteismo.
- Fisico: emicrania, sintomi respiratori,insonnia, inappetenza, senso di debolezza.
In ambito interpersonale e organizzativo il contatto con soggetti in stato di burnout può risultare frustrante, inefficace e dannoso; inoltre, le sue conseguenze, possono compromettere la qualità delle prestazioni, con successiva diminuzione della soddisfazione di clienti-utenti per i servizi ricevuti.
Quali possibili interventi?
Innanzitutto è importante intervenire a livello individuale attraverso un controllo dei sistemi di reclutamento, inserimento lavorativo e formazione, che dovrebbero basarsi su un’attenta analisi delle motivazioni e delle caratteristiche personali. Successivamente, inserito nell’organizzazione, il lavoratore dovrebbe già essere gestito con la supervisione orientata al potenziamento delle sue risorse individuali, per sviluppare le capacità di affrontare efficacemente eventuali situazioni problematiche. Si dovrebbero prevedere interventi di counseling psicologico e di formazione alla gestione dello stress, in grado di sviluppare motivazione, autostima e autoefficacia. Di grande importanza, inoltre, è il ruolo svolto dalle relazioni interpersonali: in particolare, la coesione del gruppo costituisce lo strumento per meglio tollerare sentimenti di dolore, di sconforto e di impotenza che gli individui possono provare su luoghi di lavoro.