Il cibo e la mente: cosa succede quando le decisioni riguardano il cibo?

Marzo 19, 2021

Prendere una decisione significa mette in atto una serie complessa di operazioni; significa trovare, all’interno di un contesto, l’opzione che rappresenta per noi, in quel momento, la scelta migliore in grado di soddisfare i nostri bisogni.

La nostra scelta dipende da molti fattori: la disponibilità economica, fattori sociali, lo stato emotivo e l’insieme di aspettative associate alla decisione e le sue conseguenze.

La nostra mente per affrontare la complessità del processo decisionale mette in atto delle strategie, chiamate euristiche, che ci permettono di formulare giudizi a partire da: esperienze precedenti, stereotipi, contesto o reazioni emotive associate alle decisioni possibili. Sono di grande aiuto nella vita di tutti i giorni perché ci aiutano a semplificare, ci permettono di scegliere utilizzando delle scorciatoie in grado di condurre verso scelte accettabili, anche se non sempre ottimali.

Bisogna però tener presente che l’uomo dispone di due forme di pensiero: uno veloce, efficace, esplorativo, tenace e adattabile; l’altro lento, preciso, consapevole, meticoloso, orientato al controllo. Queste due forme di pensiero conferiscono alla mente la sua particolare natura, allo stesso tempo dinamica e funzionale, razionale ed emotiva, scientifica e poetica. Le ragioni di una scelta sta proprio nella combinazione queste due forme di pensiero.

Cosa succede quando le decisioni riguardano il cibo???

Le nostre scelte contribuiscono a costruire, ogni giorno, la nostra vita.

Il nostro stile di vita è influenzato, oltre che dalle nostre scelte, anche dalle nostre caratteristiche biologiche, dall’ambiente in cui viviamo, dalla cultura, delle abitudini familiari che contribuiscono allo stato di benessere psicofisico. In tutto ciò, alimentarsi in modo corretto gioca ruolo fondamentale. Le abitudini di gran parte della popolazione mondiale non sembrano coerenti con i principi di un’alimentazione salutare: tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ritiene che sovrappeso e obesità rischiano di diventare presto i più diffusi problemi di salute pubblica.

Perché molte persone scelgono il cibo in modo sbagliato, esponendosi così a pericolosi rischi per la salute?

Una causa riguarda la disponibilità di informazioni corrette sul tema: non tutti vi hanno il medesimo accesso.

Quando queste, invece, sono presentile motivazioni e meccanismi di elaborazione delle informazioni guidano nella scelta alimentare.

La preferenza di un alimento, la quantità di cibo assunta e la frequenza dei pasti dipendono da variabili non necessariamente legate ai bisogni fisiologici, né da una valutazione dei valori nutrizionali del cibo: il comportamento alimentare dell’uomo è influenzato da aspetti cognitivi, emotivi e sociali legati alla cultura e all’ambiente.

La componente emotiva, in particolare, risulta essere molto forte al momento dell’acquisto, nella formazione delle preferenze alimentari e nella scelta del cosiddetto “confort food” (cibo che dà conforto).

Per “confort food” si intendono quegli alimenti che sono in grado di mettere in moto sentimenti, emozioni e sensazioni capaci di migliorare il nostro umore. Il “confort food” è del tutto personale: ognuno di noi ha un bagaglio di cibi associati emozioni positive, che evocano benessere personale e perciò particolarmente attraenti, aldilà di qualsiasi valore nutrizionale e di salute.

Nel 2010 circa 43 milioni di bambini sotto i cinque anni di età sono stati stimati in sovrappeso. Lo stretto rapporto tra emozione e cibo e la scarsa razionalità nella scelta possono, in buona parte, spiegare questi numeri. Se, per gli adulti, una maggiore consapevolezza può incidere positivamente nelle scelte alimentari, questa risulta particolarmente difficile per i bambini. Il bambino non possiede ancora tutti gli strumenti cognitivi (conoscenza teorica ed esperienza vissuta), necessari a un’analisi corretta del rapporto tra cibo e salute, perciò, nel compiere delle scelte e nello sviluppare le sue preferenze, utilizzerà meccanismi euristici che sono veloci, strategici, poco razionali ed emotivi. Autorevoli studi scientifici confermano che l’alimentazione il bambino risulta fortemente legata al suo stato emotivo e questo può portarlo a consumare cibo senza avere lo stimolo della fame. Il cibo rischia di trasformarsi in un modo per uscire dalla situazione negativa, innescando un meccanismo che può diventare patologico non controllabile.

Qui entra in gioco il ruolo centrale dei genitori e della famiglia da cui provenire l’esempio di una alimentazione sana e salutare.

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