Negli ultimi anni sta crescendo l’attenzione nei confronti dell’orientamento legata ad un incremento e ad una diversificazione dei bisogni dell’utenza: in un panorama caratterizzato da una grande quantità di informazioni disponibile, da una varietà di risorse e scelte, di percorsi di vita meno strutturati, l’orientarsi può diventare un compito di estrema importanza e quindi bisognoso di cura.
Oggigiorno le persone si trovano a dover imparare ad affrontare in modo autonomo svariate situazione critiche spesso legate a situazioni di transizione (Pombeni, D’Angelo, 1994).
Le situazioni di transizione rappresentano un’esperienza stressante che rendono la persona più vulnerabile da un punto di vista psicologico e le fa sperimentare una momentanea disorganizzazione sul piano strategico-comportamentale, in quanto non riescono più ad affrontare la situazione con gli strumenti abituali in suo possesso.
In un percorso di counseling psicologico è necessario cercare di mettere in relazione le informazioni su sé stessi e sul contesto; in seguito verificare se le proprie aspirazioni formative e/o professionali siano congruenti con le caratteristiche personali e le richieste del mercato del lavoro.
È compito dello psicologo supportare il cliente in un cammino di conoscenza così che il soggetto possa maturare una scelta sempre più consapevole e responsabile, inoltre, compito dello psicologo, è quello di far maturare nel soggetto energie positive e un “aumento di potere” (empowerment) che consentano all’orientando di affrontare autonomamente e attivamente le scelte legate alla transizione.
Lo strumento principe utilizzato dallo psicologo in un percorso di orientamento è il colloquio. Secondo l’approccio rogersiano il colloquio deve essere centrato sul cliente, ponendo quest’ultimo in un ruolo attivo all’interno di una relazione: come afferma Rogers, infatti nessuno, al di fuori del soggetto è in grado di conoscere realmente come risolvere i propri problemi (Rogers, Kinget, 1970).
Attraverso un intervento di counseling psicologico chi si rivolge ad uno psicologo sarà posto nella condizione di operare una scelta consapevole, considerata, in quel momento, la più adeguata alla situazione e attribuibile unicamente a colui che la adotta e, per questo, dotata di maggiori opportunità di successo (Amoretti e Rania, 2005).
Scegliere vuol dire sapersi “mettere in gioco” che è molto diverso dal “fare un tentativo”, implica il coraggio di osservarsi e agire.
Vuoi iniziare a metterti in gioco?
Ti propongo un piccolo esercizio di consapevolezza:
- Definisci la tua motivazione allo studio o al lavoro su una scala da 1 (bassa) a 10 (alta)
- Vuoi studiare/ lavorare perché?
- Cosa ti interessa? E perché?
Es. Mi interessa studiare lettere
Perché mi piacciono le materie che si studiano, la frequenza non è obbligatoria e sono più libero di organizzare la mia giornata, ecc.
Es. Mi interessa diventare tecnico del suono
Perché sono appassionato di musica, cinema e teatro e mi piacerebbe lavorare in quei settori
- Cosa sei disposto a fare per raggiungere il tuo obiettivo?
Se vuoi fare un viaggio alla ricerca delle tue risorse, potenzialità e competenze, contattami!
“E non c’è niente di più bello dell’istante che precede il viaggio, l’istante in cui l’orizzonte del domani viene a renderci visita e a raccontarci le sue promesse”.
(Milan Kundera)